Chi era Aleksej Naval’nyj, uno dei più importanti oppositori di Putin morto il 16 di febbraio

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È diventata tematica di confronto e dibattito tra i vari filoni di pensiero la morte di Aleksej Naval’nyj, uno dei più agguerriti e conviti oppositori del regime putiniano e che proprio per questo si trovava in un carcere di estrema sicurezza in Siberia. Qui è deceduto lo scorso 16 febbraio in circostanze piuttosto misteriose: secondo il Cremlino per una “sindrome da morte improvvisa”, ma a detta di molti sarebbe stato ucciso dal Cremlino stesso che già in precedenza aveva tentato di avvelenarlo tramite una sostanza a rilascio lento chiamata Novichiock che era stata applicata alle sue mutande.

Leader del partito Russia del Futuro, per tutta la sua carriera ha lottato con coraggio per costruire una forte opposizione al regime che coinvolgesse anche una buona fetta dell’opinione pubblica, nonostante alcune sue prese di posizioni islamofobe e nazionaliste che ora però passano giustamente in secondo piano. In suo cordordoglio, sebbene le posizioni della Lega restino controverse, si sono unite tutte le forze politiche italiane che su proposta di Carlo Calenda sono scesi in piazza in sua memoria e a difesa dei valori di libertà e verità.

La moglie di Naval’nyj Yulia Navalnaya ha subito reagito in modo coraggioso alla notizia: “/Mio marito è stato ucciso da Putin; ora sono pronta a raccogliere la sua eredità politica e continuare la sua battaglia/” ha dichiarato in un video sui Social. La famiglia dovrà aspettare 13 giorni per ricevere indietro la salma di Aleksej a causa di “analisi chimiche” imprecisate: Navalnaya ha accusato il Cremlino, sempre via social, di farlo “per eliminare le tracce da avvelenamento”, mentre la madre ha fatto una causa al Cremlino stesso per questi “atti illegali”.

Il Times infine, oggi ha proposto una spiegazione alternativa alla sua morte: citando un articolo di Vladimir Osechkin, Naval’nyj “[sarebbe] stato ucciso con un pugno al cuore, una tecnica degli agenti delle forze speciali dell’ex Kgb, dopo essere stato esposto a condizioni di congelamento per diverse ore”.


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